Tutto quello che c’è da sapere sulla pet therapy

Ultimo aggiornamento: 28.03.24

 

Il contatto con gli animali ha risvolti positivi con bambini e anziani, tanto da essersi trasformato in una vera e propria terapia

 

Se non sapete cos’è la pet therapy, leggete il nostro articolo per sapere di più su un metodo che non è utile solo a bambini e anziani ma anche ai diversamente abili. Vediamo insieme come gli animali possono compiere il miracolo.

 

Cos’è e come funziona la pet therapy

Fu lo psicologo americano Boris Levinson negli anni ‘60 a coniare il termine “pet therapy”, frase che vuol dire letteralmente “terapia che mette in gioco l’affezione nei confronti degli animali”.

Si tratta in sostanza di interazioni con gli animali, che possono avvenire in qualsiasi tipo di contesto, dal terapeutico a quello ludico. Questa terapia funziona proprio grazie alla relazione che si viene a instaurare tra la persona e l’animale, che va a stimolare le emozioni e apre uno scorcio su nuovi tipi di esperienze benefiche.

Infatti gli animali non giudicano, perché privi di pregiudizi, per cui rafforzano la propria autostima, stimolano la felicità, quindi portano a un calare dell’ansia o delle paure, favorendo la completa espressione dell’uomo.

Chi ne giova?

Chi solitamente sfrutta la pet therapy sono i bambini, le persone malate, gli anziani e anche coloro che hanno problemi psichiatrici o con disabilità. Quando i piccoli fanno giochi in cui si prendono cura di animali, sviluppano l’empatia, in quanto interfacciano con un essere diverso da sé, del quale si interessano con attenzione.

In questo modo sviluppano un apprendimento molto più veloce, stimolando la mente e il cuore. L’interazione fisica, quindi con il contatto delle manine che accarezzano il pelo, va a toccare anche la capacità di osservazione, oltre a provocare un piacere emotivo.

 

Funziona con i ragazzi?

Se chi si avvicina a questa terapia è invece in età preadolescenziale e adolescenziale, il rapporto con l’animale assume una valenza differente: la pet therapy con i cani, per esempio, viene usata anche nei progetti antibullismo, quindi per aiutare i ragazzi che si comportano in tal modo a esprimere meglio le proprie emozioni.

Possono così imparare il rispetto, sviluppare l’empatia e la fiducia nei confronti degli altri, che trattano invece con aggressività e disprezzo.

 

Va bene per i disabili?

La manualità è sempre una terapia indicata per i ragazzi e le ragazze diversamente abili, che così riescono a esprimere ciò che in maniera differente non viene fuori. In questo caso è utile anche la pet therapy: eseguendo giochi di animali da curare possono trovare un nuovo stimolo e sentirsi pronti ad affrontare tutte le sfide che la vita propone.

In questo caso è però necessario creare una terapia ad hoc per la persona, non seguire un programma generalizzato.

Quali animali utilizzare?

Seguendo le Linee Guida Nazionali, gli animali che possono essere coinvolti sono esclusivamente quelli da compagnia, per cui si può eseguire la pet therapy con i gatti, i cani, i conigli, i cavalli e anche gli asini. 

Un veterinario esperto in questa terapia dovrà poi certificare la loro salute e l’idoneità ad affrontare questo percorso: il conduttore, ovvero colui che ha addestrato l’animale, dovrà inoltre essere presente agli incontri, perché è di fondamentale importanza che ci sia qualcuno che abbia un legame molto solido con l’animale.

 

Può la pet therapy sostituire altre terapie?

Anche se rientra nell’ambito della psicologia tra bambini e animali, questa metodologia non è tale da poter sostituire terapie importanti come quella fisioterapica o addirittura farmacologica, ma rientra tra quelle complementari, per cui non fa altro che aiutare a far stare meglio la persona che già intraprende un altro tipo di percorso.

 

Dove viene utilizzata la pet therapy in Italia?

Ci sono diverse realtà nel nostro paese che utilizzano la pet therapy con anziani, bambini, disabili e così via, ma sono concentrate per lo più nel Nord Italia. Un esempio sono l’Ospedale Niguarda di Milano o il Meyer di Firenze.

Quali figure professionali eseguono questa terapia?

Molto importante che ci sia un’equipe composta da diverse figure che possano cooperare: dall’educatore cinofilo allo psicologo, tutte devono essere presenti, in un numero pari almeno a due, durante le sedute di pet therapy.

Purtroppo però non si tratta di una disciplina ben regolamentata, infatti oggi chiunque abbia un’associazione può proporsi come operatore: quando questo personale non è qualificato non si hanno benefici ma solo effetti negativi.

In ogni caso, ci sono corsi di laurea o meglio Master in Attività e Terapia Assistita in diverse università, come Milano, Genova o Pisa, per cui chi è intenzionato a intraprendere questa carriera deve scegliere un percorso che gli dia tutti gli strumenti per operare nel giusto modo.

Per essere più chiari, non basta fare qualche seminario ma si deve seguire una strada che impegni la persona per un periodo di tempo più lungo e continuativo, così da apprendere tutto il possibile in questo campo.

 

Quali benefici si hanno dall’avere un animale in casa?

Impegnare i propri figli con cose come i disegni da colorare per bambini è utile ma non tanto da aiutarli a sviluppare l’empatia e a far uscire fuori tutte le loro emozioni, anche quelle negative che devono essere esorcizzate.

Avere uno o più animali in casa è per questo molto importante sotto questo punto di vista, in quanto i piccoli possono avere benefici dal contatto con cani e gatti, per esempio, canalizzando le loro sensazioni e interagendo con un essere che sarà il loro fedele amico.

Prendersi cura di un animale ha risvolti benefici anche perché aumenta, per esempio, il senso di responsabilità: i bambini avranno infatti l’onore di occuparsi di un essere diverso da loro, che quindi dipenderà dalle loro cure e dal loro interesse. 

Utile anche per coloro che hanno l’autismo, il rapporto con il cane, per esempio, è un toccasana nello sviluppare elementi come la sicurezza e la fiducia. attenzione però a non confondere questo animale per un baby sitter, in quanto non si deve mai lasciare il bambino da solo con lui.

 

 

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